A due a l’ora

Oggi un vecchio,

– E chi poteva essere se non un vecchio?

– Una donna forse?

– Forse. Ma oggi era un vecchio.

– Un vecchio.

– Si, un vecchio.

Pare che oggi un vecchio non sapesse che il codice della strada prevede multe non solo se vai troppo veloce, ma anche se vai troppo piano, ma lui camminava piano, in macchina, davanti a me,

(camminare è il termine giusto, perché proprio camminava come se fosse a piedi, tanto era lento con quella macchina)

a due a l’ora

– Non potevi superarlo?

No. Non potevo superarlo perché a Modica alta, il quartiere dove abito io, la strade sono strette. Nonostante ciò, a doppio senso: strette.

Strette sopratutto quando la gente parcheggia sui dieci centimetri di marciapiede, occupando con il resto della macchina metà della carreggiata e per far passare le auto che vengono dal senso opposto bisogna fermarsi, proprio dietro le auto parcheggiate sul marciapiede: strettissime insomma.

Certo non le biasimo queste persone, perché il problema dei parcheggi a Modica è davvero un problema. Sopratutto se vuoi parcheggiare proprio davanti casa è necessario mettere la macchina sul marciapiede occupando metà della corsia, e tutto il marciapiede.

– E la viabilità?

E sticazzi della viabilità quando hai la comodità di entrare a casa tua direttamente dal finestrino della macchina, invece di andare a trovare un parcheggio che non esiste a pochi metri dall’abitazione.

– E se esistesse?

Qui la comodità supererebbe comunque la civiltà.

Quindi me lo sono portato davanti per circa cinque chilometri sto vecchio, da Modica alta a Modica bassa, fino allo stop, dove la strada incrocia il corso principale.

– Senza poterlo superare.

Senza poterlo superare.

Dopo sta processione alle nove del mattino, durata almeno venti minuti per fare 5km, cosa fa sto vecchio proprio allo stop?

– Non si ferma.

Non si ferma. Anzi accelera, proprio allo stop, scattante, come se non vedesse l’ora di provocare un incidente, come se d’un tratto si fosse annoiato di se stesso a camminare così piano.

– Non passava nessuno?

Fortuna che non passava nessuno. Ma subito dopo l’incrocio me lo sono ritrovato di nuovo davanti. Praticamente a camminare fermo. Sempre a due a l’ora. Sto vecchio.

– Incredibile.

Ma poi l’ho superato, che la strada si era allargata, e mi sono messo a guardarlo dallo specchietto retrovisore, a dirgli quanto era stronzo, a dirgli che dovrebbero togliere la patente arrivati a una certa età, a stovecchio.

– Concordo.

E mentre lo guardavo dallo specchietto retrovisore per fargli capire con il labiale che era stronzo, cosa è successo?

– Cosa è successo?

Mi sono schiantato sul muretto.

– Mannaggia.

– È lui si ferma?

Diciamo che era già fermo, tanto camminava piano. Ma mi supera. E l’ho sentito cosa mi diceva mentre mi superava.

– Cosa ti diceva?

Mi diceva stronzo. Dovrebbero toglierti la patente, dovrebbero toglierti. Stronzo mi diceva. La patente: la patente.

– E tu?

Io allora sono rimasto fermo, stordito, fallito, in silenzio con la macchina sul muretto, a guardarlo mentre a due all’ora raggiungeva il centro della prospettiva, scomparendo piano, verso il Teatro Garibaldi, nel sole del mattino.

Sto vecchio.