Con te fu come vincere a Sarabanda. Premetti il pulsante al secondo appuntamento, quando con gli occhi gelati mi chiedesti chi fosse a farmi sorridere così tanto su wazzap.
Ti guardai, poggiai il telefono sul tavolo e dissi «mia mamma, era mia mamma».
Ero un bravo concorrente e mi bastarono due note per riconoscere la melodia che stavi cantando. Così, quando dicesti «non ci credo che fosse tua mamma», mi si riattivarono tutte le tracce mnestiche che composero il titolo della canzone: gelosa, possessiva, invidiosa, insicura, richiedente conferme, dipendente, passivo aggressiva. In una parola: rompicoglioni. Ecco, era quello il titolo.
Premetti velocemente il pulsante, il gioco si fermò, calò il silenzio in studio, mi avvicinai concentratissimo al microfono e risposi «Rompicoglioni, il titolo è Rompicoglioni» mentre Enrico Papi apriva la busta con la soluzione.
Ti mostrai il telefono, scrollando la discussione con mia madre su wazzap che raccontava delle rocambolesche avventure di mio fratello. Ti si scongelarono gli occhi, mi abbracciasti e mi baciasti, ma Enrico Papi era già esploso di entusiasmo e urlava «siii, il titolo è rompicoglioni!», proclamandomi vincitore.
Il pubblico si alzò applaudendo, la banda suonò, partì la sigla, le soubrette, i coriandoli. Avevo indovinato, “rompicoglioni” era il tuo titolo.
Rimanemmo ancora un po’ abbracciati ma la puntata ormai si era conclusa. Io avevo vinto e tu eri stata eliminata.
Giorni dopo tornai a Sarabanda, a sfidarmi c’era un’altra concorrente. Stavolta, speravo di perdere.